In Cecenia, dove vige una dittatura islamica alleata con Mosca, gli omosessuali vengono imprigionati o obbligati a lasciare il paese: aperti dei campi di concentramento
La piccola repubblica di Cecenia, al centro di un sanguinoso conflitto durato anni tra indipendentisti e esercito di Mosca, risoltosi in un bagno di sangue a favore del governo russo, torna alla ribalta con una notizia shock, resa nota da un giornale investigativo russo, la Novoya Gazeta. In Cecenia sarebbe stato aperto quello che è il primo campo di concentramento esclusivamente per omosessuali dai tempi del nazismo. Vi sarebbero detenuti circa 100 gay, tre dei quali sono stati uccisi. Agli omosessuali infatti non viene lasciato scampo: o accettano di lasciare il paese o vengono uccisi. Sarebbero anche più di uno sempre secondo il giornale, uno dei quali nell’ex quartiere generale militare della città di Argun.
Un prigioniero che è riuscito a evadere ha raccontato di come vengano brutalmente picchiati per ottenere i nomi di altri omosessuali.
Un altro evaso ha detto che era obbligato a pagare forti somme di denaro alla polizia per non essere arrestato.
Amnesty International si è mossa chiedendo alle autorità russe di indagare se tutto quanto si dice sia reale e di intervenire contro la brutalità del regime ceceno, il cui presidente Razman Kadyrov è uno alleato stretto di Putin e ha introdotto in Cecenia la legge islamica. Ha negato ogni accusa con la scusa più patetica: “Non si possono arrestare persone che non esistono” negando cioè che in Cecenia ci siano degli omosessuali.
Fonte: ILSUSSIDIARIO.NET