
“Cambiano i cazzi, ma i culi sò sempre i stessi”, “Ce l’hanno messo al culo”, “Stanno facendo i froci con il culo degli altri” ecc.
Espressioni come queste, talvolta condivise anche sui social, mi fanno sempre riflettere. Solo a me da fastidio questo modo gergale di esprimersi? E’ proprio nel lessico che usiamo che si nasconde, spesso involontariamente, l’offesa, il dileggio, lo scherno, l’omofobia.
Ogni volta che usiamo frasi di questo tipo, a volte pubblicate anche nelle prime pagine di alcuni giornali (con i quali non incarterei nemmeno le uova) pensiamo che c’e’ gente a cui “prenderlo nel culo” piace (o potrebbe piacere). E’ un gusto, una preferenza, una scelta, una pratica sessuale/relazionale tra adulti consenzienti. Non può essere, in alcun modo, un disvalore.
Maschi, eterosessuali bianchi (e non solo loro), che non hanno mai provato un massaggio prostatico, generalmente usano, in forma scritta e nella vulgata quotidiana, il rapporto anale come un disvalore, un qualcosa di cui ci si deve vergognare.
Ci sono tanti sinonimi o modi di dire alternativi meno offensivi e meno giudicanti per descrivere una situazione nella quale si vuole sottolineare il rischio di essere imbrogliati: ci stanno imbrogliando, ci stanno raggirando, ci stanno truffando, ci stanno gabbando.
Stiamo assistendo alla fine del mondo (crisi sanitaria, sociale, economica, ecc.) e io, povero illuso, ancora confido e spero in un mondo migliore. Fino alla fine.
Mauro Cioffari (attivista lgbtq)