“Il giovane senza nome”. Cap. 24
In esclusiva per GayRoma.it il romanzo di Lavinia Capogna ©
A mia madre
Capitolo 24

Seguirono giorni di gran quiete. Giovanni, Beatrix e Gabriel andavano molto d’accordo. Con gioia del medico e della fanciulla provenzale Giovanni si stava rimettendo. Si alzava, camminava un poco, respirava l’aria del boschetto. Le cure, le attenzioni avevano avuto la meglio sulla ferita e sulla tristezza. Il fatto che Beatrix fosse felice per il suo prossimo matrimonio e che potesse tornare in Francia dove desiderava molto far ritorno rendeva felice anche Giovanni.
Gabriel con solerzia e costanza si era ricostruito un cofanetto, meno bello del precedente e privo delle erbe che si trovano solo in Elvezia, ma ricco di quelle che crescono vicino al Mediterraneo. Gli piaceva uscire prestissimo, prima che sul boschetto, per quanto ombreggiato, incombesse il caldo estivo. Abituato al clima del suo paese e alla presenza degli eterni ghiacciai sopportava meno bene di Beatrix quel clima molto caldo.
Beatrix era raggiante, leggeva molti versi a Giovanni e conversava con una lietezza che prima non aveva avuto, sepolta da Antoniazzo.
“Come sarebbe bello vivere sempre con Beatrix e Gabriel !” pensò un giorno Giovanni e da allora sentì qualcosa di antico eppure nuovo in sé verso la fanciulla provenzale. Non fu difficile riconoscere Amore e aspettava con ansia che Beatrix tornasse da una passeggiata o da un conversare con Gabriel. Giovanni era certo che Amore fosse visibile a prima vista ma Beatrix non conosceva Amore e non lo riconobbe nei gesti impacciati di Giovanni, nel suo parlare ingarbugliato e nei suoi occhi limpidi. Nessuno aveva mai amato veramente Beatrix.
Trascorrevano molto tempo a parlare, Giovanni le raccontava la sua vita in modo che non si sarebbe trovata a disagio di fronte ad un interrogatorio o ad una domanda curiosa dei vescovi.
“Ma siete certa, Beatrix, di voler sposare quel comandante?” chiese un mattino Giovanni mentre erano seduti nel boschetto.
“Sì, lo sono. Il mio più gran desio è avere un figlio”
Giovanni non disse nulla.
Gabriel ogni tanto confondeva le due fanciulle: per abituarsi all’andatura, ai gesti, alla voce, al vestir da giovinetto, al cavalcare Beatrix imitava Giovanni. Solo gli occhi erano diversi, quelli di Giovanni tra il verde e l’azzurro e quelli di Beatrix innegabilmente grigi. La fanciulla provenzale aveva un lieve accento straniero ma Giovanni sperava che gli ecclesiastici non ci facessero caso, del resto egli aveva studiato il francese con Maria quand’era bambino.
Dopo un’attesa abbastanza grande il messo lasciò una nuova lettera. Questa volta fu tanto accorto da non farsi vedere. La lettera scritta sempre al plurale, non firmata, con la medesima carta finissima e l’inchiostro violetto della precedente era più breve e diceva solo che il 15 agosto sarebbero venuti a prendere Eleonora.
Beatrix era impaziente. Giovanni era sempre più accorato e temeva quel giorno. Infine giunse.
“Addio, Beatrix” disse Giovanni “siate felice”
“Vi pregherei Giovanni se potete di consegnare una lettera”
“Certamente’
“Ho sentito che Antoniazzo sta per morire ed ecco…” disse la fanciulla prendendo la lettera da una tasca “l’ho perdonato”
“Sono contento Beatrix” rispose Giovanni prendendo la lettera.
Beatrix allora baciò dolcemente Giovanni che confuso mormorò:
“Addio Beatrix che Dio vi protegga”.
Fin dall’alba Giovanni e Gabriel si celarono nel boschetto, abbastanza lontani da non esser visti ma da vedere la scena e nell’ora di pranzo videro un singolare corteo. Dapprima cinque uomini armati, con divise raffinate, lance e berretti, poi alcune suore, poi una portantina d’oro retta da quattro servitori e infine altri cinque soldati simili ai primi. Dalla portantina scese un uomo magrissimo, vecchissimo e dall’aria preoccupata.
Gabriel riconobbe il vescovo Paolo, colui che aveva salvato lui e Gutierrez a Parigi.
Beatrix si inginocchiò al vecchissimo Paolo.
“Dilettissima, amata fanciulla Eleonora, alzatevi, vi supplico, non sono degno” disse Paolo tremando. Trovò che c’era una straordinaria somiglianza con Elena quando era stata fanciulla.
“Voi sapete, dilettissima, amata Eleonora” continuò “quanto affetto io ebbi, ho e avrò in Cielo per vostro Padre e oggi io compio la promessa che gli feci molti anni fa. Vi condurrò in Francia e sarete la sposa felicissima di un uomo quasi degno di voi. Molti avrebbero voluto vedervi suora ma vostro Padre mi ordinò di farvi sposare un uomo quasi degno di voi”
Il corteo se ne andò in silenzio. Beatrix fu accolta nella portantina insieme al vecchissimo Paolo.
Giovanni piangeva.
“Coraggio, amico !” esclamò Gabriel. “Non sta succedendo nulla di triste”
Gabriel che era un distratto non si era accorto che Amore era stato ospite in quel luogo.
Non riusciva a comprendere perché Giovanni avesse voluto rinunciare agli onori e alle ricchezze che gli spettavano per nascita e volesse invece oscurarsi tra altri che non erano stati privilegiati come lui o lei dalla sorte.
Il giorno seguente Giovanni salì a cavallo e raggiunse il castello. Si meravigliò perché non vide traccia di soldatacci, giusto uno con la divisa scolorita che lo fece passare.
Antoniazzo era nel suo grande letto: i capelli bianchi e visibilmente dimagrito.
“Messer Giovanni che onore che siate venuto a trovarmi” disse con un fil di voce.
“Buona sera Signore” rispose Giovanni e non osò chiedergli come stava.
“Cosa accade nel mondo ?”
“Le solite cose”
“Già le guerre” mormorò con una nota di rabbia il feudatario.
“Ho questa lettera per voi” disse Giovanni porgendogli la lettera di Beatrix.
Antoniazzo guardò avidamente la lettera. Chi poteva mai scrivergli ? La curiosità non era venuta meno come invece la forza fisica e i battiti del cuore.
“Vi ringrazio”
“Devo andare…è ormai quasi il vespero” disse con una certa dolcezza Giovanni.
Uscì e guardò il cielo di un rosa intenso.
Antoniazzo tremando aprì la lettera e lesse:
“Vi perdono”
E continuò a leggere:
“Il perdono nasce dalla compassione”
Antoniazzo pensò “ecco, il segreto che non conoscevo Beatrix…la compassione…era una parola nella nebbia per me, incomprensibile ed ora invece riesco a capire…ma che peccato aver compreso così tardi…”
Nei tramonti c’è un attimo in cui il cielo è come sospeso, l’aria intrisa di delicati presentimenti.
Pochi giorni dopo anche Gabriel partì. Sarebbe andato verso la Britannia e chiese a Giovanni se avesse voluto accompagnarlo.
“Vorrei ma sento che devo andare in una città che non conosco” rispose l’enigmatico Giovanni.
Guidato solo dal suo istinto partì il giorno dopo verso una meta che neppure lui conosceva.
Fine Prima Parte
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