“Il giovane senza nome”. Cap. 36
In esclusiva per GayRoma.it il romanzo di Lavinia Capogna ©
A mia madre
Capitolo 36

L’uomo con la barba e l’aria serena che entrò nella sperduta locanda del ‘Viandante Fortunato’ aveva un aspetto insolito per quel luogo sugli Appennini frequentati solo dai taglialegna. La padrona si affrettò a chiedergli che cosa volesse mangiare e nella poca scelta delle vivande Gutierrez scelse della carne e della verdura. Mentre aspettava il piatto si guardò in giro, con discrezione, in ogni luogo gli piaceva osservar con garbo le persone. Subito si avvide che vi erano solo uomini e alla fine di un tavolone in disparte una fanciulla. Appena la vide Gutierrez sentì un acuto dolore all’imbocco dello stomaco.
“Chi è quella fanciulla ?” domandò alla padrona.
“Una povera pazza che mio marito trovò nel bosco, la soccorse e che per ora ospitiamo”
“Non sapete nulla di lei ?”
“Nulla, non parla, non racconta, dice solo qualche parola. Il cerusico dovrebbe toglierle la pietra della follia dalla testa ! ” disse la locandiera.
Gutierrez si alzò e raggiunse la fanciulla.
“Perdonate, Madonna, se mi avvicino a voi, il mio nome è Francisco Gutierrez, sono un poeta spagnolo ma vivo a Firenze dove ho una moglie diletta, un’amatissima figlia e un cognato che è un grande musico. Posso sedermi al vostro tavolo ? Non crediate che io sia uno di quegli uomini che sono importuni verso le fanciulle o che hanno infami progetti verso di loro. Ve lo domando perché vi è qualcosa in voi che mi ha profondamente commosso ” disse sommessamente e quasi commosso Gutierrez.
La fanciulla non rispose.
Gutierrez vide che i bei capelli castani erano scompigliati, gli occhi grandi persi in qualche luogo oscuro e remoto, le mani, fini ed affusolate, strette in grande angoscia.
“Vi prego, Madonna, concedetemi di mangiare il cibo accanto a voi. Provo un gran dolore perché sento che in voi vi è un gran dolore. Sono un peccatore ma il dolore altrui è il mio dolore, esso mi è insopportabile più che se avessi al collo tonnellate di ferro. Anche se la mia presenza non vi è gradita acconsentitemi di mangiare presso di voi”
La fanciulla non rispose. Gli avventori e la padrona guardavano Gutierrez come fosse un pazzo.
“Vi prego, Madonna, desidero solo confortarvi come posso. A che mi giova d’esser poeta, scriver versi e comporre poemi se poi non so consolare chi è nel dolore ? A che mi giova l’Arte mia se poi lascerò scritte pagine che il tempo, invincibile, distruggerà e non so dirvi parole vere che vi giungano al cuore ?”
La fanciulla lo guardò. Era come se lo vedesse solo adesso, nonostante lo avesse già guardato una volta e poi, distratta, aveva riabbassato lo sguardo.
“Sono partito da Firenze e vado nelle Romagne , mio cognato, che si chiama Miguel si fidanza con una fanciulla saggia di nome Violante. Questa è la cagione del mio viaggio e per puro caso mi trovo in questa locanda”
“Passerete anche per Bologna ?” chiese la fanciulla.
“Certo ! Ho molti amici poeti in quella città se desiderate andare a Bologna vi prometto di accompagnarvi” disse Gutierrez raggiante che la fanciulla avesse parlato.
“Non desidero che voi mutiate strada per me, se volete verrò io dove voi andate e poi mi accompagnerete a Bologna , che è la mia città ” rispose la fanciulla con tanta gentilezza che Gutierrez si commosse.
“Non chiedo altro che d’esservi d’aiuto, Madonna. Sono il vostro fedele servitore e vi proteggerò da ogni pericolo” disse lo spagnolo inchinandosi.
La padrona della locanda si convinse del tutto che il nobil uomo, ben vestito, d’aspetto ricco, ilare e soddisfatto della vita altro non era che un altro folle.
“Non vi chiedo nulla del vostro dolore. Se vorrete mi racconterete, se non vorrete no”
Judith chiuse gli occhi.
“Non vi è nulla di segreto, signore, nella mia vita. Mio marito è morto”
Gutierrez tacque.
“Era il giovane più buono che abbia vissuto in queste contrade” continuò Judith.
“Non ne dubito” disse Gutierrez e poi chiese “Qual era il suo nome ?”
“Egli non ha nome, è il giovane senza nome” rispose Judith.
Gutierrez pensò che la fanciulla, scossa dal troppo dolore, aveva perduto un poco il senno e tacque. “Io non conosco il suo nome ma conosco la sua anima” aggiunse lei.
“Anch’io ho conosciuto tribolazioni ma grazie al Cielo nessuna grande quanto la vostra, la vita mi è stata benigna negli ultimi tempi. A Parigi rischiai il rogo ma un amico assai caro mi salvò con la sua dialettica. Durante un viaggio in Italia finii prigioniero di un feudatario che voleva uccidermi ma un giovane di gran coraggio penetrò nel castello e mi salvò”
“Mi addolora che anche voi abbiate conosciuto il dolore, signore ” mormorò Judith guardandolo.
“Tutti i viventi conoscono il dolore, Madonna, ma anche, talvolta, un po’ di serenità” disse Gutierrez sorridendo.
“Si, anch’io quando avevo vicino a me il mio diletto sposo e mi parlava ero lieta ” ammise Judith.
Gutierrez vide che Amore abbracciava la fanciulla e che il suo diletto sposo senza nome circolava come ombra o fugace spettro intorno a lei.
Con grande giubilo della padrona della locanda i due folli se ne andarono insieme. Gutierrez acquistò un cavallo mansueto per Judith.
Gutierrez e Judith cavalcavano lentamente tra i bellissimi boschi, gli alberi erano verdissimi, incontrarono uno stambecco che spaventato scappò via.
Durante il breve viaggio fino alla dimora di Violante Gutierrez raccontò a Judith di come i due fidanzati si fossero incontrati ad un concerto, di come Miguel fosse rimasto incantato dalla fanciulla diciottenne, delle lettere che si erano scritti nei mesi a seguire e di come avessero deciso di fidanzarsi e sposarsi. Il tempo corse rapido e in quel giorno stesso giunsero, al vespero, alla dimora gialla.
Un servitore li accolse. Gutierrez si accorse che era assai agitato, reggeva una fiaccola ma tremava. Con gran stupore incontrò Gabriel L’Alemanno, si salutarono con affetto e Gutierrez gli domandò perché tanta agitazione in una dimora visitata dalla Fortuna.
“Questa mattina, assai presto, Clareno, un devoto servitore di Madonna Violante, ha trovato nel giardino un…fanciullo svenuto”
“Sarà un vagabondo che ha perso la via ” disse con allegria Gutierrez che era amico di molti vagabondi.
“No. E’ qualcuno che conosciamo bene” rispose Gabriel con commozione.
Gualtiero si avvicinò alla fanciulla: gli piaceva assai il suo aspetto scompigliato, i capelli non pettinati, il colorito pallido, l’espressione smarrita e desiderò ritrarla.
Judith riconobbe Gualtiero da Vitale e senza meraviglia si accorse che la sua presenza non le dava più alcuna commozione.
“Mi chiamo Gualtiero da Vitale e il mio nome è rinomato in tutti i regni. Vorrei ritrarvi in un una tela accanto a Madonna Violante”
Judith sorrise ed ebbe un moto di diniego.
“Sarebbe un grande onore per voi” insistette il pittore
Judith scosse il capo.
“Tutte le donne sono lusingate da me, le regine vorrebbero farsi ritrarre, persino Eleonora di Brienne vorrebbe un ritratto e codesta fanciulla il cui aspetto è cosi stralunato si rifiuta !” pensò offeso Gualtiero e dopo un lieve inchino abbastanza falso si allontanò.
Quella mattina Clareno, fuori di sé, era corso in villa a chiamare aiuto. Un giovane giaceva morto nell’erba del giardino. Valdo, il giardiniere, aveva provato ad ascoltargli il cuore ed aveva scosso il capo. Bruno, Cecilia e Caterina avevano incontrato con somma fortuna Gabriel e Gualtiero che avevano fatto una passeggiata. Di gran corsa Gabriel aveva seguito Clareno e aveva visto il corpo riverso. Il fanciullo indossava un abito impolverato, sporco, i capelli erano biondi, il corpo magro.
“Oh mio Dio !” aveva esclamato Gabriel e con attenzione aveva rivoltato il corpo che era adagiato di schiena.
Aveva subito riconosciuto Messer Giovanni. In fretta e furia aveva appoggiato la testa sul costato e aveva udito il cuore battere lentamente. Senza perdere un momento aveva bagnato il viso con acqua speziata, aveva controllato che non avesse ossa rotte e insieme a Bruno lo aveva portato in una camera. Nel frattempo Caterina aveva raccontato tutto a Violante che, con curiosità ed apprensione, aveva atteso che il medico finisse il suo lavoro e poi era andata a vedere il giovane.
“É in pericolo di vita ?”
“Non so ancora, Madonna Violante, non trovo nulla di rotto e il suo cuore batte per quanto flebilmente, devo osservarlo senza tregua per poter dire di più” rispose Gabriel.
“Voglio che quest’uomo si salvi”
“Non è un uomo ma una fanciulla” “Come ?”
“Io ebbi la fortuna di incontrarla, mi salvò la vita tempo addietro, mi ospitò. Non esiste in tutta l’Italia fanciulla di famiglia più nobile e d’animo più generoso”
Violante si indispettì a quelle parole, guardò con dispregio quella fanciulla abbigliata con uno stravagante abito maschile e in preda a chissà quale malattia. Il fatto che fosse ‘di famiglia nobilissima’ anzi della più nobilissima d’Italia la ferì assai. Senza dir più nulla uscì dalla camera bianca in cui era stata portata la fanciulla.
Gutierrez quasi piangente raggiunse Judith.
“Judith, vi prego, questa mattina è stata ritrovata nel giardino una fanciulla in gravi condizioni di salute. Avrebbe bisogno di cura ed assistenza. Gabriel mi ha detto che qui non vi è alcuna donna in grado di far ciò”
“La assisterò con cura, come fosse la sorella che non ho avuto e che avrei desiderato” rispose subito Judith.
“Vi ringrazio molto” disse Gabriel L’Alemanno che si era avvicinato ai due. “Mi chiamo Gabriel L’Alemanno ma vengo dall’Elvezia, sono un medico e vi dirò cosa fare”.
Judith sorrise. Immediatamente aveva sentito simpatia per quell’uomo con i capelli a riccioli un po’ grigi, un po’ biondi e l’aria stanca.
“Farò quanto mi direte’ disse Judith.
Gabriel si inchinò.
“Che splendida voce ha questa fanciulla” pensò Gabriel.
Agnolo era chiuso nella sua camera. Non si fece vedere per tutta la sera, non sapeva nulla dell’arrivo di Gutierrez e di Judith che egli conosceva come Costanza. Era assediato da due pensieri: il primo era l’amore per Violante e il secondo l’orrore che provava all’idea che l’indomani sarebbe giunto il fidanzato, quel musico spagnolo. Miguel si era attardato a Bologna e aveva mandato innanzi un messo per annunciare il suo arrivo. Dopo quel bacio nel giardino Agnolo non aveva rivisto Violante.
Tormentato da dubbi Agnolo stentava a prendere sonno e seduto sul bordo della finestra contemplava la notte.
Allora bussarono alla sua porta. Confuso Agnolo aprì e vide Caterina che tutto di un fiato e ad occhi bassi disse:
“La mia Signora Violante vi attende nella sua camera”.
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